Appalti Pubblici

Pianificazione economico finanziaria e quote tariffarie relative agli investimenti: a moneta costante o attualizzata?

Per chi affronta la prima volta l’impostazione di un piano economico finanziario a supporto della valutazione di un’opportunità di business nel settore energetico, può sorgere il dubbio se affrontare la pianificazione in termini monetari costanti o attualizzando i valori attraverso indici che tengono conto dell’incremento dovuto al fenomeno inflattivo.

L’esperienza maturata in questi anni ci porta ad affermare che non ci sono pregiudizi all’una o all’altra delle soluzioni prospettate, ma che prevalgono questioni di opportunità connesse principalmente all’obiettivo che la pianificazione si pone. La prevalenza dunque di un aspetto di comunicazione e di coinvolgimento sociale sull’opportunità di realizzare un’iniziativa, mette in luce l’esigenza di evidenziare le conseguenze del fenomeno inflattivo sulle differenti voci previsionali e dunque sulla composizione della spesa futura nella condizione di non realizzazione dell’iniziativa, oppure di realizzazione dell’iniziativa stessa. Ad esempio, se analizziamo un edificio climatizzato utilizzando gas, nel caso di assenza di intervento, l’incremento generale della spesa per l’utente è direttamente proporzionale all’incremento del costo del gas ed in minima parte per l’incremento del costo della manodopera, solo per la componente manutenzione. Qualora si intervenga isolando il fabbricato o migliorando l’efficienza dell’impianto, il successivo incremento del costo energetico del sistema sarà determinato per una quota ridotta dell’incremento del costo del gas, della medesima quota ridotta precedente, o ancor meno, per le manutenzioni. Se dunque l’incremento del costo del gas è superiore all’inflazione complessiva registrata dall’ISTAT, si ha che il beneficio dell’intervento non è solo sul valore del risparmio in senso assoluto, ma anche in termini incrementali nel tempo.

In definitiva dunque, quando lo strumento della pianificazione è utile ad evidenziale un fenomeno di impatto sociale sugli utenti, è utile strutturare il piano economico finanziario in modo attualizzato, facendo emergere anche gli scostamenti degli incrementi dei costi in conseguenza all’intervento illustrato attraverso la pianificazione.

Altra questione riguarda la sostenibilità “tecnica” dell’investimento che deve essere analizzata dall’investitore. In questo caso il rischio inflattivo generale e quello relativo al combustibile sono generalmente considerati rischi superati dalle condizioni contrattuali che prevedono un aggiornamento annuo secondo indici ufficiali. L’analisi tecnica dell’investimento dunque sarà fatta a valuta costante per fotografare in quel momento la proiezione di valori omogenei depurati da oscillazioni al momento sconosciute.

Una ulteriore questione riguarda l’individuazione delle tariffe più opportune per il calcolo delle quote “investimento” in progetti che utilizzano il Finanziamento Tramite Terzi. La questione è per lo più risolta banalmente traslando la rata costante dei corrispondenti mutui bancari, o dei contratti leasing. Non è detto però che questo consenta un approccio commerciale adeguato, soprattutto quando i margini del risparmio energetico sono risicati. In questo caso potrebbe essere opportuno agire sulla quota “investimento” della tariffa, assegnandole un incremento percentuale annuo in modo da abbassare la tariffa nei primi anni del progetto, recuperando il margine ridotto nel periodo completo di sviluppo della gestione. Questo strumento è reso possibile dal fatto che l’aumento dei costi energetici è ultimamente molto superiore all’inflazione normale ed ai tassi di sconto applicati, per cui vi è una quota incrementale di tariffa disponibile per favorire la scelta iniziale di attuare il progetto di investimento.

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