La transizione energetica è una necessità impellente ed improrogabile. Tuttavia, davanti a questo assioma, non può essere generato un processo di trasformazione dei territori che prescinda da un equilibrio più complesso e che risponda a quello climatico mediante la ricerca di elementi armonici attenti e frutto di riflessioni approfondite e condivise.
La trasformazione del paesaggio con le opere dell’uomo è stata molte volte promossa ponendo l’accento sull’ordine e la regimazione degli elementi naturali e lo sfruttamento delle risorse in modo apparentemente sostenibile. Tuttavia la percezione che l’uomo di ogni tempo ha dato di questa sostenibilità è un elemento mutevole, spaziando da una concezione economicistica ad una ambientale ed ecologica vera e propria.
Il tema delle bonifiche otto-novecentesche per lo sviluppo di nuove aree agricole è un elemento storico su cui oggi va incidere la progettazione fotovoltaica. Il paesaggio della bonifica è un paesaggio artificiale, disegnato dall’uomo, derivante da una programmazione (pianificazione) ma non per questo estraneo alla cultura della gente e alla storia di un territorio. Questa affermazione deve dunque essere letta in un quadro organico dove il paesaggio non è solo interpretabile come l’aspetto del luogo, ma anche alla luce della sua storia e come uno specifico livello di organizzazione biologica. Sul rapporto tra queste tre valenze paesaggistiche esiste un’ampia letteratura, in merito alla quale, in questa sede, non è possibile che darne per acquisiti il valore e le linee di indirizzo. Tuttavia, occorre comprendere come lo sviluppo di grandi impianti fotovoltaici possa contenere risvolti di coerenza ideale rispetto ad un processo evolutivo del paesaggio e insieme componenti disarmoniche da maneggiare con cura per salvaguardare un patrimonio su cui lo Stato assume compiti di tutela. Tanto più quando i documenti regolatori locali, fatti propri dalla pianificazione anche regionale, indicano specificatamente un vincolo paesaggistico con riferimento ad un elemento antropico (ad esempio un canale od un corso d’acqua) che dunque è considerato come un elemento di valore paesaggistico proprio in funzione della propria storia e degli elementi biologici, essendo oggi, in effetti, il semplice aspetto del luogo, a volte, parzialmente compromesso.
Oggi l’energia solare è quella ottenibile in forma più economica e sostenibile. E’ captata con strutture modulari e la loro installazione può essere reversibile. Se tra qualche decina di anni saranno disponibili ulteriori tecnologie alternative, i luoghi verranno ricondotti alle condizioni originarie mediante gli strumenti di garanzia oggi obbligatori. Lo sviluppo di impianti fotovoltaici a terra ha privilegiato elementi progettuali tecnologici fintantoché le dimensioni degli impianti non avevano grandi estensioni e gli impatti cumulati a valenza territoriale non erano percepiti. Oggi la questione assume una valenza differente, soprattutto alla luce degli obiettivi di riconversione energetica a cui l’Unione Europea ha aderito mediante le proprie direttive.
Il legame con il territorio anche per la componente economica del progetto è un elemento tipico nella storia del luogo, dove la costruzione stessa delle rogge era operata anche a servizio dei mulini. Anche in quel caso vi era dunque la finalità energetica.
I valori del fotovoltaico
Gli effetti del cambiamento climatico hanno conseguenze disastrose sui territori. Frane ed inondazioni avvengono oggi anche in ragione delle attività umane su larga scala.
L’energia proveniente dal cielo, correttamente captata, convogliata ed utilizzata, contribuisce a limitare i rischi di disastri ambientali.
L’uomo, fin dalle origini, ha guardato al cielo con curiosità, a volte con paura ed a volte con la speranza di una vita migliore.
Fin dall’antichità cielo acqua e terra hanno avuto un significato profondo nel sentire comune finanche nella dimensione spirituale. Il paesaggio non è solo aspetto visivo, ma anche storia ed ecosistemi.
Il fotovoltaico ci può condurre a guardare il cielo con speranza ed ottimismo. Il lento movimento dei moduli fotovoltaici ad inseguire il sole induce, nel silenzio, anche a momenti di riflessione e pacificazione interiore.
I sistemi fotovoltaici su tracker possono dunque assumere il ruolo di collegamento ideale tra cielo e terra, mentre la presenza di elementi di acqua nell’ambiente circostante completa la percezione degli elementi base della vita.
I limiti della progettazione attuale ed il suo miglioramento
La prima reazione storica alla presenza di impianti fotovoltaici a terra è stata quella di mascherarli. Lo sviluppo del tema delle mitigazioni ha comportato semplicemente l’adozione di barriere vegetali, fin anche di specie autoctone, ma barriere e basta. Tale approccio mostra forti limiti allorché gli impianti assumono dimensioni considerevoli e le barriere vegetali diventano muraglie verdi per lunghezze non sostenibili. Ciò avviene soprattutto in ambiti dove la presenza della forestazione continua era già rimossa da secoli. In definitiva un approccio eccessivamente tecnologico, culturalmente orientato a discutere singoli elementi costruttivi senza considerare anche un disegno complessivo rischia di calare al suolo un ostacolo alla corretta percezione umana, fatta di prospettive, senso del tempo, ampiezza di pensieri e di sguardi allo stesso tempo. Le installazioni fotovoltaiche saranno sempre più oggetto della nostra quotidianità, come nei tempi passati lo è diventato il mais. Già nel 1525 il suo uso era diffuso in Spagna ed in Portogallo. In Italia fu prima la Campania ad adottare questo tipo di coltivazione, poi seguita da Veneto ed Emilia. Il mais entrò nella tradizione alimentare italiana dando vita a quella che si usa definire “la civiltà della polenta”. Oggi il fotovoltaico, per una parte assai modesta, in verità, del territorio agricolo, rappresenta l’elemento di novità figlio dei tempi in cui viviamo.
Un ulteriore elemento progettuale critico, a nostro avviso, è rappresentato dalla limitazione di spazi agresti tradizionalmente fruibili liberamente. Senza arrivare alle attività venatorie, ancora oggi presenti con un forte radicamento nella tradizione dei nostri territori, anche solo l’escursionismo agreste a piedi, in bicicletta o a cavallo rappresentano un segno della presenza umana da valorizzare e promuovere. La questione nei grandi impianti potrebbe essere sottovalutata e dunque, anche qui, il disegno complessivo dell’installazione deve tenere conto di una certa permeabilità del sistema anche da parte del pubblico che intende utilizzare il territorio a scopo ludico, sportivo o naturalistico.
Il paesaggio come elemento di continuità del territorio – l’imprinting progettuale
La continuità e la parcellizzazione del territorio sono elementi opposti che a livello paesaggistico devono trovare un equilibrio armonico. Vi è dunque un tema di cucitura del tessuto paesaggistico mediante elementi materiali, elementi formali e logiche di fruibilità. La miscela di questi elementi, opportunamente dosati, sarà oggetto di valutazione di un insieme di stakeholder che si esprimerà attraverso lo strumento della conferenza di servizi.
Il presente articolo intende segnalare la necessità di procedere ad una schematizzazione degli elementi materiali, di quelli formali, di quelli di fruibilità e di quelli ecosistemici, indicandone il dosaggio compatibile con le sensibilità dei progettisti, le indicazioni economiche del promotore e le indicazioni emergenti dalle prime relazioni degli enti interessati. Tuttavia, benché i progettisti siano normalmente convinti delle tesi sottoposte a valutazione, sono altrettanto convinti che i contributi provenienti dalle professionalità pubbliche titolari dell’esercizio di tutela paesaggistica, possano aiutare a migliorare le situazioni che appariranno ancora non ottimali ai loro occhi.
Gli elementi di cucitura del paesaggio
Nell’ambito della progettazione ambientale dei nuovi campi fotovoltaici, lo Studio Valz Gris ha individuato una serie di elementi progettuali tipologici che aiutano a mitigare l’impatto paesaggistico dell’impianto. tali elementi sono di tipo materiale, formale, di fruibilità ed ecosistemici. E’ possibile dunque individuare una matrice incrociando gli elementi territoriali con gli elementi tipologici studiati, in modo da ottimizzare l’inserimento paesaggistico. Ovviamente, il dettaglio di questi sviluppi è frutto di un’attività di continua ricerca e appartiene alle specifiche competenze dello Studio. L’elemento conclusivo dell’approccio è infine quello di indicare una prospettiva storica all’intervento, legando il grande impianto a terra ad esperienze locali di impianti di prossimità e dunque generando un interesse locale specifico necessario anche culturalmente alla trasformazione del territorio in cui viviamo.