Illuminazione Pubblica

Piani regolatori dell’illuminazione comunale: quanto servono davvero?

di Luciano Cattaneo

Da più di dieci anni in molte regioni italiane il Pric è diventato obbligatorio. Alcuni di essi rimangono celati negli archivi dei vari comuni altri si possono trovare più o meno integralmente su internet. I dati forniti però dalle varie province rivelano che solamente una parte scarsamente significativa delle amministrazioni comunali ne risultano dotate. Ho sentito diversi assessori e dirigenti cercando di capire le loro posizioni e le loro ragioni in merito a questa lacuna ed ho scoperto che , dietro una molteplicità di ragioni addotte, esiste l’impressione che questa legge sia unicamente una norma il cui effetto sia solamente un ulteriore carico imposto sulle spalle dei comuni: quindi solamente foriero di buoni propositi ma scarsamente incisivo sulla realtà.

Mi è stato chiesto, alla fine dell’anno scorso di redigere un Piano per un comune di medie dimensioni della Brianza. Gli assessori e i dirigenti di questi comuni sono stati spinti dalla necessità di ridurre i costi di gestione e dalla necessità di rinnovare il parco impianti di illuminazione oramai vetusto e fonte di numerosi dubbi circa il rispetto delle norme di sicurezza.

Il Pric, come da indicazioni della regione Lombardia, prevede, come attività fondamentali per la sua compilazione, un censimento, una classificazione illuminotecnica delle strade insistenti sul territorio di competenza ed una valutazione economica sui costi/benefici inerenti ad un riqualificazione alle norme vigenti.

Troppo spesso, anche dietro pressioni del committente si oblitera un’ aspetto fondamentale legato al risparmio energetico: quello degli investimenti.

In Piani redatti da studi anche di notevole prestigio e con indubbie capacità tecniche vengono presentati roboanti riduzioni dei consumi senza tener conto dello stato di fatto delle installazioni. Per esempio impianti costruiti per stratificazioni successive (una via alla volta) hanno portato alle installazioni di quadri limitati non solo relativamente alla potenza installata ma anche relativamente alle dimensioni: non è possibile aggiungere sistemi di regolazione di flusso centralizzati e neanche sistemi di controllo. Questo comporta la necessità, nella migliore delle ipotesi, di un rifacimento dei quadri e quindi di investimenti non compatibili con i risparmi ottenibili.

Troppo spesso poi non vengono fatti censimenti di traffico almeno sulle arterie principali e quindi, non vengono valutati esattamente i profili necessari alla determinazione delle categorie illuminotecniche di esercizio che rimarranno sulla carta e non verranno adottati nell’esercizio quotidiano degli impianti.

Detto questo rimane incontestabile che il farsi carico delle conoscenze necessarie per la gestione del parco illuminotecnico comunale, porta a notevolissimi risparmi di energia dovuto,come accennato, all’introduzione di dispositivi di controllo del flusso come all’adozione di sorgenti evolute in sostituzione ad esempio di lampade ai vapori di mercurio: dispositivi con un’efficienza pari quasi al doppio di quelli in esercizio (lampade SAP).

Un obbiettivo realistico di riduzione della bolletta energetica si colloca, in un parco con il 30% delle sorgenti ai vapori di mercurio, tra il 25% ed il 30%. Questo con investimenti di riqualificazione ragionevoli rispetto ai tempi di rientro degli investimenti stessi.

Non si possono però generalizzare troppo questi tempi di rientro a causa di una situazione estremamente eterogenea relativamente allo stato di conservazione del parco illuminotecnico delle varie amministrazioni, conseguenti a scelte troppo differenziate succedutesi negli ultimi 25 anni.

Altro capitolo di risparmio riguarda la manutenzione. L’introduzione di sorgenti ad alta efficienza, come un piano di manutenzione programmata, riduce notevolmente i costi di intervento estemporaneo aumentando le performances del servizio. L’introduzione poi di sistemi di riduzione di flusso, introduce una stabilizzazione della tensione di rete aggiungendo un contributo rilevante all’aspettativa di vita delle sorgenti di oltre il 25%.

Risulta quindi fondamentale la capacità di valutazione dei costi di manutenzione ordinaria e del costo degli interventi straordinari oggi troppo spesso affidati acriticamente ad un mercato che non bada certamente al contenimento dei costi a carico del contribuente.

In ultimo non si possono tralasciare i vantaggi introdotti dall’adozione di tali piani in termini di uniformità dei criteri progettuali e di classificazione del territorio dal punto di vista illuminotecnico. Per troppo tempo è stata affidata all’improvvisazione o ad un mercato incontrollato l’aspetto progettuale e gestionale di questo comparto. Forse la crisi di liquidità che attraversa le varie amministrazioni oltre ad aspetti negativi può essere vista come un opportunità di cambiamento in vista di luoghi meglio illuminati ed in definitiva più fruibili dall’intera popolazione.

 

 

Luciano Cattaneo: progettista ottico di armature stradali per diverse aziende,  collabora con società di manutenzione, di distribuzione di energia ed amministrazioni comunali con il compito di permettere un impiego più razionale delle risorse in campo illuminotecnico attraverso l’impiego di tecnologie sia tradizionali che innovative. E’ il punto di riferimento per l’illuminotecnica all’interno del gruppo Sernet.

 

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