di Giuseppe De Rita
Le turbolenze economiche che hanno caratterizzato i primi anni di questo Terzo Millennio e le sempre maggiori necessità di ragionare in termini di mercato globale hanno avuto profonde ripercussioni sul sistema connettivo delle Aziende italiane. Dunque la globalizzazione condiziona pesantemente, con il suo andamento, le singole economie nazionali. La globalizzazione non ha effetti infatti solo nella commercializzazione ma anche nel campo del lavoro: per molte imprese occidentali il trasferimento di molti stabilimenti produttivi in regioni asiatiche in modo tale da poter sfruttare la forza lavoro meno costosa. La globalizzazione ha dato tanto e ha migliorato tanto ma ci ha portato ad essere tutti uguali. Al di là delle singole manifestazioni c’è da dire che questo fenomeno condiziona ogni contesto della vita quotidiana: una stessa bevanda viene consumata a New York come a Pechino, uno stesso zainetto viene utilizzato a Milano come Singapore; uno stesso paio di scarpe viene venduto a Sidney come a Bankok. E lo stesso fenomeno e riscontrabile anche per la cosi detta fabbrica cultura le quella che si occupa della vendita di programmi televisivi cosi vengono veicolati non solo le conoscenze ma anche le mode i fenomeni sociali e anche le credenze religiose. Tutto questo ha portato alla nascita di un “villaggio globale” all’interno del quale le diverse società fino a ieri distinte per culture, tradizioni, credo e mode diverse vengono accomunate .
Alcune conseguenze di tutto ciò possono essere rappresentate da:
razionalizzazioni e riorganizzazioni causate dalla crisi economica;
acquisizioni, cessioni, fusioni;
delocalizzazione delle attività aziendali.
La gestione del cambiamento e l’esigenza sempre più impellente della competitività sono temi sempre più centrali e in questo scenario sempre più delicato diventa l’affrontare il tema della reindustrializzazione e soprattutto le conseguenze sociali che ne conseguono in termini di perdita di posti di lavoro.
Ne consegue la necessità di affrontare questo tema non più limitandosi alla gestione degli ammortizzatori sociali che non risolvono alla radice il problema ma lo dilazionano solo nel tempo, ma con un approccio più “socialmente responsabile” individuando ed implementando soluzioni innovative in materia ricollocamento.
Diventa pertanto necessario una attenta analisi e l’utilizzo di una metodologia mirata che consentano di far emergere tutte le complessità e soprattutto tutte le opportunità di un processo di reindustrializzazione o riconversione, che si possono rapidamente così schematizzare:
progetti di riconversione industriale
- studio preliminare degli effetti, dell’impatto su clima aziendale, sui costi, sul territorio con un focus sulla gestione proattiva e di tipo sociale
- individuare e definire il quadro di riferimento delle aree, building, impianti e attrezzature con lo svolgimento di perizie tecniche e “due diligence”
- scouting del territorio e delle possibilità di ricollocamento dei dipendenti interessati con il coinvolgimento di TUTTI gli stakeholders : azienda, enti territoriali, OO.SS, Enti pubblici, Organizzazioni di settore
sistemi di incentivi per la reindustrializzazione e la riallocazione del personale
- identificazione del budget necessario per il progetto: ammortizzatori sociali, agevolazioni, incentivi individuali, incentivi alle aziende che attraverso manifestazioni di interesse si dichiarino interessati ad assunzioni
percorsi di riqualificazione professionale
- bilancio delle competenze dei dipendenti coinvolti: costo del personale, competenze, analisi storica e definizione di parametri di riferimento (età, titolo studio etc.)
- percorsi di riqualificazione professionale, outplacement, utilizzo fondi per progetti formativi
supporto alle relazioni industriali centrali e territoriali
- garantire la comunicazione interna ed esterna
- supportare nelle fasi della trattativa sindacale
supporto alle relazioni con le Istituzioni centrali e territoriali
- garantire la massima coerenza, efficacia e confidenzialità
- analisi dei rapporti con il territorio ed il mercato
Questa complessa attività è dunque oggetto di interventi innovativi quali per esempio quelli in corso per la gestione della chiusura degli stabilimenti Indesit di Brembate di Sopra (Bg) e Refrontolo (Tv). Queste esperienze dimostrano come sia possibile recuperare una parte rilevante delle risorse umane ricollocandole in altre realtà sul territorio, e ripensando ai siti produttivi in forma nuova, consentendo ad altre realtà di trovare un’adeguata collocazione. L’esperienza di Sernet in questo campo risulta essere di primario livello professionale ed è una efficace risorsa per le aziende che si trovano nella condizione di dover chiudere dei siti produttivi e che, nella logica del riconoscimento della funzione sociale dell’impresa, sono disponibili ad avviare un processo virtuoso di trasformazione del sito in dismissione concertando tutto ciò con le istituzioni del territorio.
Giuseppe De Rita: consulente in gestione del personale, già responsabile nell’area risorse umane del Gruppo Esselunga, oggi segue l’operatività del progetto Indesit per conto di Sernet SpA.
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